Dokita opera in Sierra Leone dal 2013 quando ha avviato un progetto di partnership con l’Associazione Italiana Vittime Civili di Guerra e la Caritas di Makeni.
L’iniziativa prevedeva un programma di inserimento socio-economico di 150 adolescenti coinvolti nella passata guerra civile come bambino-soldato, attraverso attività di formazione professionale, riabilitazione fisica e supporto psicologico.
Nel mese di aprile 2014, a seguito della diffusione dell’epidemia del virus ebola, Dokita ha avviato un progetto di emergenza a supporto delle strutture sanitarie del Distretto di Bombali, al fine di rafforzare l’accoglienza e l’assistenza medica della popolazione locale colpita dal virus. L’intervento ha eseguito visite mediche e triage a favore di pazienti sospettati di ebola, realizzato compagna di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione, e fornito materiale medico-sanitario alle strutture sanitarie locali.
A causa dell’intensificazione del già altissimo tasso di mortalità feto-infantile post ebola, Dokita ha anche portato avanti un progetto di attivazione di un presidio stabile di neonatologia presso in Dipartimento Materno – Infantile dell’Ospedale HolySpirit di Makeni, principale struttura sanitaria di riferimento della città.
La Sierra Leone è uno degli stati africani con la più alta densità di popolazione, con più di 6 milioni di abitanti, ma anche uno dei più alti tassi di mortalità infantile della terra (270/1000). La popolazione è divisa in varie etnie, la lingua ufficiale è l’inglese il cui uso è però limitato ad una minoranza più colta. La lingua principalmente usata a nord del Paese è il temne mentre a sud si parla prevalentemente il mende. La religione dominante è l’Islam, che copre circa il 60% della popolazione; i cristiani sono il 30%, mentre il restante 10% è legato a religioni animiste locali. Non mancano poi fusione tra le religioni e i tradizionali culti tribali.
Lo stato della Sierra Leone fu venduto nel 1788 da un re indigeno all’Inghilterra, e quindi divenne subito colonia inglese. La colonia fu divisa in due provincie ciascuna presieduta da un commissario europeo. Ogni commissario ebbe l’incarico di dirimere tutte le questioni di una certa rilevanza lasciando quelle di minore peso ai capi indigeni, possessori di appositi tribunali. Nel 1898 ci fu una ribellione degli indigeni contro gli inglesi, ma anche contro gli africani europeizzati; fu domata e tutto tornò sotto controllo.
Lo sviluppo dell’esplorazione portò nel 1926 alla scoperta di alcuni giacimenti di platino, di ematite e di oro, e se ne avviò subito lo sfruttamento. La zona degli altopiani interni risultò la più ricca di minerali, specialmente diamanti. Alla fine della seconda guerra mondiale la Gran Bretagna iniziò in tutte le sue colonie africane una politica di preparazione all’autonomia. L’intento era quello di formare stati autonomi ma sempre membri del Commonwealth. Questo avvenne pure in Sierra Leone e nel 1958 si costituì un Ordine del Consiglio che portò il Consiglio Esecutivo ad essere formato interamente da africani.
Il 16 marzo 1961 il premier britannico accolse nel Commonwealth la Sierra Leone come membro indipendente. Nell’ottobre dello stesso anno anche le Nazioni Unite promossero l’ammissione della Sierra Leone.
Nel 1964 alla morte di Margai, il governo passò nelle mani del fratello Albert con risultati disastrosi, in quanto egli applicò un regime totalitario ed inefficiente. Nelle elezioni 1967 il partito di governo perse la maggioranza e mentre Stevens si apprestava ad assumere il potere, si verificò un colpo di stato militare promosso da Lansana. I partiti furono aboliti, la Costituzione fu sospesa ne nacque il “Consiglio Nazionale Riformatore” capeggiato dal colonnello Juxson-Smith.
Dopo alcuni colpi di stato e attentati nel 1971 fu proclamata la Repubblica, ma solo nel 1991 fu introdotto il multipartitismo. Nel 1992 un nuovo colpo di stato sconvolse il Paese. Il potere fu assunto da un Consiglio Supremo dello Stato e da un Consiglio di Segretari di Stato, misti tra civili e militari con la promessa di tornare alla democrazia entro tre anni, ma ciò non si verificò perché il paese continuò ad essere dilaniato da violenze di ogni tipo. In Governo dovette combattere contro il Fronte Rivoluzionario Unito che saccheggiò le miniere di diamanti, unica vera fonte di ricchezza della Sierra Leone. Nel 1995 le forze armate del paese, insieme ad un certo numero di mercenari sudafricani ed alle forze militari nigeriane e guineane, sferrarono un forte contrattacco e riuscirono a debellare i guerriglieri ed a ricacciarli nelle zone di confine con la Liberia.