Nelle ultime settimane si è parlato in tutto il mondo delle cosiddette carovane di migranti partite dall’Honduras e da altri paesi del Centro America e dirette verso gli Stati Uniti. Le attenzioni mediatiche che hanno ricevuto sono dipese in parte dal grande numero di persone – diverse migliaia – che hanno partecipato alle ultime carovane. Il presidente USA Donald Trump ne ha fatto un tema centrale della campagna elettorale per le elezioni di metà mandato. Trump e diversi suoi sostenitori e media vicini alla sua amministrazione hanno sostenuto che le carovane fossero una minaccia imminente e molto pericolosa per la sicurezza nazionale statunitense, anche per la presunta presenza (mai provata e anzi smentita dai giornalisti sul posto) di terroristi provenienti dal Medio Oriente.
Al di là dell’uso che ne ha fatto Trump per la sua campagna elettorale, cosa sta realmente accadendo in centro America di così grave da provocare queste carovane di migranti?
Le cause della migrazione sono molteplici ma certamente la poverta´ e il grave fenomeno della violenza sono le ragioni principali che costringe migliaia di persone a dover migrare. Purtroppo questo fenomeno ha sempre caratterizzato la regione del Centro America ma negli ultimi mesi sembra essersi aggravato a tal punto da essere ormai fruoi controllo. I principali paesi al centro di questo fenomeno sono maggiormente El Salvador, l’Honduras e il Guatemala.
La presenza di potenti gang criminali in questa zona di America, come detto, non è una novità. e maras (come sono chiamate le gang criminali locali) uccidevano per questioni legate ai tradizionali meccanismi dei cartelli della droga o per imporre al territorio la cosi´detta impuesto de guerra (tassa di guerra), oggi qualcosa sembra essere cambiato. Oggi le maras e bande criminali sequestrano e minacciano la comunità creando terrore tra la popolazione.
Dunque è la violenza la causa principale delle carovane di migranti. Le due maras principali tra cui MS-13 e Barrio 18, hanno letteralmente schiacciato la popolazione locale rendendo impossibile una convivenza pacifica. Secondo un rapporto di MSF del 2017 l’Honduras sta sperimentando dei «livelli di violenza senza precedenti per una zona non in guerra». «I cittadini sono uccisi con impunità, e i sequestri e le estorsioni sono all’ordine del giorno». Per le donne la situazione è spesso ancora più critica: numerosissimi sono i casi di stupro e secondo il Centro per i diritti delle donne dell’Honduras, nel paese viene uccisa una donna ogni 16 ore, il tasso più alto registrato nel mondo.
Molte delle persone che nelle ultime settimane si sono unite alle carovane di migranti dirette verso gli Stati Uniti, quindi, l’hanno fatto principalmente per scappare dalle violenze subite nei loro paesi.
Per il momento non sembra che la forza di queste gang possa essere messa in discussione dai governi nazionali bloccati dalla corruzione e incapaci di trovare delle soluzioni per ridurre il potere dei gruppi criminali.
Il lavoro di Dokita in Honduras e nella regione del Centro America
Dokita opera in Honduras dai primi anni del 2000 e la prima area d’intervento è stata la Capitale, Tegucitalpa, caratterizzata da grande povertà, esclusione sociale e altamente soggetta a disastri naturali, quali uragani e alluvioni. Le prime attività sono state avviate nelle baraccopoli diCataluna, Emanuel e FuerzaUnidas, caratterizzate da assenza di acqua potabile, reti fognarie e ambulatori. I progetti si sono concentrati quindi nell’ambito sanitario e idrico, che in prevenzione dei disastri naturali. In particolare sono state realizzate attività di costruzione di ambulatori sanitari e di formazione di medici nei villaggi vicini alla grande discarica della città, costruzione di latrine nelle aree marginali più povere, realizzazione di centri di accoglienza post-disastro e formazione di equipe di pronto intervento per i disastri naturali.
Nel 2015 Dokita ha avviato un programma di intervento nel settore carceri con diversi interventi a favore dei detenuti del Penitenziario Maschile di Tegucigalpa e delle detenute del carcere femminle. I progetti sono stati mirati a migliorare le condizioni di vita dei detenuti e delle detenute tramite interventi strutturali come ristrutturazione edile e miglioramento dei servizi di base offerti negli istituti penitenziari; attività formative e riabilitative e programmi di formazione professionale delle guardie carcerarie.
Nel 2016 Dokita ha iniziato un progetto co-finanziato dall’Unione Europea ¨Accesso alla giustizia di gruppi vulnerabili in Honduras”, all’interno del programma Eurojusticia, occupandosi del rispetto dei diritti umani dei reclusi e dei loro familiari, progetto che oltre a includere opere di miglioramento in istituti penali, formazione dei custodi, corsi formativi e allestimento di laboratori per i detenuti. Infine si occupa di rafforzare le Giunte Locali Contro la Tortura, uno dei pochi spazi dove la societa´civile puo´ far sentire la sua voce e intervenire di fronte aggli innumerevoli abusi e violazioni. Infine il progetto appoggia lo sviluppo di modalita´alternative come quello della giustizia restaurativa.
Nel 2018 è stato avviato il progetto “Minori e Giustizia” volto a promuovere percorsi di pena alternativi al carcere per minori in conflitto con la legge, migliorare il sistema della detenzione preventiva e incrementare le opportunità di riabilitazione dei giovani.