BRASILE: L’EMERGENZA COVID-19 ORA SI È SPOSTATA IN AMERICA LATINA.
IN BRASILE IL VIRUS SI STA DIFFONDENDO CON UNA VELOCITÀ SPAVENTOSA. NEL MESE DI LUGLIO SI SONO REGISTRATI QUASI 2.000.000 DI CASI POSITIVI E PIÙ DI 70.000 MORTI.
Sono ormai più di 70.000* le vittime di Covid-19 in Brasile, uno dei Paesi al mondo più duramente colpiti dalla pandemia. La situazione in Brasile è critica: a metà luglio era il secondo paese al mondo per numero di contagi e morti da Coronavirus. Secondo gli scienziati la situazione potrebbe peggiorare, sia per i pochi test che vengono somministrati alla popolazione, sia per la situazione di estrema povertà che vivono, circa 14 milioni di Brasiliani, nelle favelas.
Dokita è presente da molti anni nella favela Vila Morenitas a Foz do Iguaçu e in questo momento di grande emergenza sanitaria per il paese, sta aiutando la popolazione offrendo supporto alle persone in difficoltà attraverso la distribuzione di beni di prima necessità e dispositivi di protezione individuale.
L’emergenza Covid19 purtroppo non accenna a placarsi. Se in Europa la situazione sta pian piano migliorando, non possiamo dire lo stesso per il resto del mondo, soprattutto in America Latina. Il paese che sta dando maggiore preoccupazione è il Brasile. Il Brasile a metà luglio era il secondo paese al mondo, dietro gli Stati Uniti, per numero di casi positivi accertati: dall’inizio della pandemia sono quasi 2.000.000 i casi positivi con più di 70.000 decessi. Questi sono solo i dati ufficiali, ma secondo osservatori e scienziati i numeri reali sono sicuramente più alti in quanto le principali città stanno diffondendo giornalmente dei bollettini con il numero di contagi, che però spesso non contengono dati aggiornati provenienti dalle favelas, dove, come è noto, anche lo Stato fa fatica a avere il quadro chiaro della situazione.
EMERGENZA FAVELAS
In Brasile ci sono 14 milioni di persone che vivono nelle favelas, quartieri poveri e densamente popolati delle principali città, dove la carenza di servizi igienici e sanitari, dovuti alla mancanza di idonei sistemi idrici e fognari, sono la triste normalità. Per gli abitanti delle favelas rispettare le principali misure preventive raccomandate dall’OMS, come il distanziamento sociale e lavarsi spesso le mani, per evitare il contagio da Covid-19, è pressoché impossibile vista la mancanza di acqua e l’assembramento abitativo. Anche dal punto di vista economico la pandemia sta causando problemi enormi, soprattutto per i lavoratori, per lo più informali, delle favelas. Secondo un’indagine realizzata dall’Istituto Data Favelas, a causa della quarantena un abitante su tre delle favelas avrà nei prossimi mesi difficoltà a comprare prodotti di prima necessità, come i generi alimentari.
L’IMPEGNO DI DOKITA
Molte sono le attività che volontari hanno iniziato a fare nelle favelas delle città. Anche Dokita, attraverso Padre Gioacchino e i ragazzi del CAIA (Centro di Attenzione Integrale all’Adolescente), sta aiutando la popolazione della favela Vila Morenitas, nel quartiere di Porto Meira, con la distribuzione di beni di prima necessità, dispositivi di protezione individuale come mascherine e gel disinfettanti. In questi giorni abbiamo contattato Padre Gioacchino a Foz do Iguacu per sapere come i ragazzi del CAIA stanno vivendo questa situazione di emergenza e con l’occasione gli abbiamo chiesto di parlarci del CAIA e delle sue attività e del contributo di Dokita allo sviluppo del CAIA.
Padre Gioacchino ci parli del Centro di Attenzione Integrale per gli Adolescenti (CAIA) e delle attività svolte dai ragazzi che frequentano il centro.
Il CAIA venne creato nel settembre del 2010 e si rivolgeva inizialmente ai ragazzi di Porto Meira, un quartiere caratterizzato da alti tassi di criminalità e omicidi. I ragazzi che frequentano il nostro centro appartengono a famiglie con reddito pro capite inferiore al salario minimo e la condizione economica è la prima causa che li porta a cercare una fonte di entrate alternative, come contrabbando, traffico di droga e sfruttamento sessuale. Con legami familiari così fragili e la ricerca di migliori condizioni finanziarie, i bambini e, soprattutto, gli adolescenti finiscono spesso per essere attratti dalle attività informali e illecite e questo ostacola il loro percorso di apprendimento, causando tassi di abbandono scolastico molto alti. Il lavoro sviluppato dal CAIA, gestito come uno strumento socio-educativo, consente di migliorare la qualità della vita degli adolescenti, insieme alle loro famiglie e a diffondere nuovi concetti di istruzione, cittadinanza e occupabilità, attraverso percorsi di formazione professionale, inserimento lavorativo, ma anche attività sportive, culturali, sociali e di svago.
Dokita ha contribuito allo sviluppo del CAIA, costruendo tra l’altro l’edificio principale dove si svolgono le attività, e ancora oggi supporta il CAIA e i missionari della CFIC impegnati in Brasile. Ci parli brevemente della sua esperienza con Dokita.
Il CAIA e la stessa Sociedade Civil Nossa Senhora Aparecida (SCNSA), che è l’Ente associativo no profit che gestisce il CAIA, così come la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (CFIC), hanno sempre apprezzato la storica collaborazione con DOKITA, e il supporto finanziario e metodologico ricevuto è stato fondamentale per la crescita e lo sviluppo di quasi tutti i progetti della CFIC Brasile e della SCNSA. Io, personalmente, ho sempre avuto una relazione estremamente positiva e produttiva, con la Direzione di Dokita e con tutti i suoi collaboratori, a cui va il nostro ringraziamento.
Da poco si è concluso un progetto di Dokita finanziato dalla Caritas Italiana per il potenziamento dei corsi di informatica all’interno del CAIA. Ci parli un po’ delle attività, dei risultati ottenuti.
Il finanziamento di questo progetto ci ha permesso di organizzare e sviluppare dei corsi di informatica in cui è stato possibile fornire a ben 116 giovani studenti, strumenti e percorsi formativi aggiornati per poter utilizzare le possibilità offerte dalla tecnologia come supporto all’istruzione. Offrendo questi corsi di informatica abbiamo potuto introdurre i nostri utenti all’uso del pacchetto Office, dei principali browser e all’uso consapevole dei social network. Inoltre, abbiamo potuto acquistare apparecchiature informatiche per attrezzare una sala informatica che sarà utile anche per altri corsi e per tutti i ragazzi che frequentano il CAIA.
Il Brasile ora sta affrontando la pandemia Covid che ha colpito duramente la popolazione, in particolare quella più povera. Ci racconti la situazione a Foz do Iguaçu e come il CAIA sta sostenendo gli abitanti della favela attraverso aiuti o attività per contenere l’epidemia.
Anche la città di Foz do Iguaçu ha dovuto affrontare il problema della pandemia in modo abbastanza pesante ed ogni settore si è organizzato per affrontare questo grande problema. Noi del CAIA stiamo aiutando la popolazione attraverso la consegna di ceste alimentari con l’obiettivo di alleviare gli impatti causati dall’isolamento sociale, che ha lasciato disoccupate migliaia di persone.
Abbiamo già consegnato oltre 10.000 ceste alimentari e molti dispositivi di protezione individuali. È stato creato anche un servizio WhatsApp attivo 24 ore su 24 per dare consulenze e informazioni utili sul Coronavirus. La nostra presenza è stata ed è ancora attualmente essenziale per tutto il quartiere di Porto Meira.
In questi mesi di emergenza COVID-19 il CAIA ha messo a disposizione il suo personale, i suoi spazi e le sue competenze per essere d’aiuto alla popolazione della favela. La situazione però sta peggiorando e Padre Gioacchino sta chiedendo un aiuto per il suo centro e la popolazione della favela Vila Morenitas poter fronteggiare al meglio questa pandemia.
CORSO DI SARTORIA PER DONNE
Corso di sartoria per donne
Pojuca è un municipio dello stato di Bahia, situato a circa 70 km dalla capitale Salvador de Bahia, con una popolazione totale di 36.000 abitanti. È uno dei municipi dello stato con maggiori disagi sociali tra i quali povertà e alti tassi di criminalità; si riscontrano anche alti livelli di disuguaglianza di genere sia per l’accesso all’istruzione che al mondo del lavoro. A Pojuca una parte cospicua della popolazione vive nelle favelas, in una condizione di forte deprivazione materiale e di mancanza dei più elementari servizi e beni di prima necessità.
In continuità con precedenti progetti realizzati a sostegno dell’Istituto IAMCA, il progetto mira a favorire l’accesso al lavoro di 20 donne in età lavorativa (dai 18 anni in su) di Pojuca, vittime di violenza e/o in situazione di disagio socio-economico. Questo attraverso un corso di formazione sulle tecniche di cucito, packaging e sull’utilizzo di macchinari (macchine da cucire, per stampe tessili e 3d) di tipo professionale al fine di realizzare prodotti ecosostenibili come borse, beautycase, cuscini, giochi per bambini da poter vendere successivamente nel mercato nazionale ed internazionale attraverso il sito web del negozio virtuale di “Donne Artigiane” realizzato nel 2016.
L’obiettivo dell’intervento è quello di valorizzare e incentivare il ruolo e la figura femminile nel contesto artigianale, promuovere l’occupazione e sostenere imprese femminili con azioni tese a combattere la disparità di genere legata a situazioni sociali, economiche e culturali.
Lo scopo è incentivare le donne ad avere una propria attività, assicurando loro l’opportunità di contribuire a sostenere economicamente la famiglia e allo stesso tempo di potere gestire in forma autonoma la propria vita sociale. Il solo fatto di far parte di questo progetto darebbe alle donne, che riacquisterebbero autostima, abilità oratorie e sicurezza di se stesse, importanti benefici a livello psicologico e sociale.
20 donne e ragazze di Pojuca provenienti dalle fasce meno agiate.
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INFORMAZIONI PROGETTO
Centro di attenzione integrale per gli adolescenti (CAIA)
Dokita è presente dal 1991 nella città di Foz do Iguacu con diverse attività socio-sanitarie, rivolte ai minori e alle loro famiglie. In particolare, un progetto co-finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano e indirizzato al reintegro sociale di ragazzi provenienti dalla favela Morenitas (a ridosso del quartiere Porto Meira), ha portato alla realizzazione di un centro di formazione professionale, denominato Centro di Attenzione Integrale all’Adolescente (CAIA). Il Centro ospita 800 ragazzi e sostiene una scuola materna e un grande poliambulatorio al servizio della popolazione della favela.
Un secondo progetto è stato realizzato nel 1992, con la costruzione e l’attivazione del Poliambulatorio SCNSA, che svolge attività di diagnostica di base, arrivando a erogare fino a 250 prestazioni al giorno. Nell’ambito delle attività del Poliambulatorio vanno segnalati: un corso di formazione professionale per 40 infermieri, iniziative di formazione del personale sanitario, promozione di progetti, rivolti in particolare alle donne, riguardo l’educazione alla salute, l’informazione nutrizionale, la pianificazione familiare, nonché la prevenzione dell’abbandono e della devianza minorile.
Infine, nel 1993 Dokita e la SCNSA hanno dato vita a una scuola materna, la Pré-Escola Mae-Maria, che attualmente segue circa 200 bambini.
Dal 2002 al 2004, grazie al finanziamento dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), si è svolto un programma biennale di attenzione integrata, rivolto a bambini e adolescenti in situazione di sfruttamento sessuale alla frontiera tra Paraguay e Brasile.
Il progetto mira al potenziamento del “Centro de Atençăo Integrata ao Adolescente” in sigla CAIA (in italiano: Centro di Attenzione Integrale all’Adolescente), situato a sud della città di Foz do Iguaçu, nel quartiere Porto Meira, a ridosso della favela Vila Morenitas (vedi foto in copertina che ritrae la zona dell’intervento adiacente alla favela).
Contribuirà ad ampliarne il raggio d’azione e consolidarne le attività sociali, educative e sanitarie già avviate a favore dei minori e delle loro famiglie residenti nel quartiere di Porto Meira.
Si caratterizza come un intervento integrato e intersettoriale che mira a rafforzare e promuovere in forma coordinata iniziative e servizi educativi, sociali e sanitari a favore di persone in età evolutiva provenienti da strati sociali con ridotte risorse e opportunità.
Il progetto, inoltre, mira a promuovere e/o rafforzare una rete di collaborazione tra diversi soggetti istituzionali e non, presenti sul territorio e coinvolti sulle tematiche dei diritti dell’infanzia e adolescenza, mettendo a confronto diverse esperienze di lavoro.
800 ragazzi
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