LE PAROLE SCONOSCIUTE
Gli ultimi vent’anni sono stati decisivi per la storia migratoria nel nostro Paese: gli stranieri sono infatti passati da 500mila a 5 milioni. L’Italia è uno dei cinque paesi, insieme alla Germania, Gran Bretagna Francia e Spagna, con la maggiore concentrazione di popolazione straniera: ad oggi quasi il 9% della popolazione residente nel nostro paese è immigrata.
In questi anni l’Italia ha visto anche uno sviluppo della loro partecipazione all’interno della società. Ormai infatti vengono considerati parte del tessuto sociale ed economico italiano e il loro radicamento territoriale e sociale dimostra che l’Italia viene considerato un paese dove costruire un nuovo futuro. La maggior parte della popolazione straniera si è inserita nel tessuto sociale in maniera sempre più strutturale costituendo delle reti migratorie, volte a favorire la loro integrazione sia a livello sociale che lavorativo.
Per quanto riguarda il contesto sociale, spesso si sente parlare di Diaspore, ma non tutti sanno cosa sono e il loro ruolo attivo che hanno nei processi di inserimento e integrazione nella nostra società.
La parola diaspora deriva dal greco e significa dispersione. Nello specifico con il termine diaspora si intende la dispersione, in varie parti del mondo, di un popolo che si trova costretto ad abbandonare il suo paese di origine per motivi politici o religiosi. In Italia attualmente sono presenti oltre 2.100 associazioni di migranti espressioni delle diaspore. Queste associazioni rivestono un ruolo di rappresentanza rispetto alle istituzioni e di intermediazione tra i singoli migranti, la società di accoglienza e le istituzioni. Molte svolgono anche attività di solidarietà internazionale e cooperazione allo sviluppo promuovendo le relazioni dell’Italia con i paesi di origine. Inoltre le diverse associazioni hanno un ruolo fondamentale anche nella creazione di momenti di formazione e sensibilizzazione sulle tematiche legate a migrazione e sviluppo all’interno del nostro paese, in modo da far conoscere il loro lavoro e gli strumenti per fare rete anche alla cittadinanza di accoglienza.
Le diaspore hanno la capacità di creare delle relazioni stabili e durature tra il nostro paese e i paesi di origine dei migranti residenti in Italia, hanno la possibilità di creare e garantire dei progetti di sviluppo economico nei paesi in via di sviluppo. Il ruolo di queste associazioni di migranti è ormai riconosciuto a livello internazionale: con la legge 125/2014 (Disciplina sulla Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo) infatti viene riconosciuto un ruolo importante alle associazioni di immigrati nell’attivare processi di cooperazione allo sviluppo sia su un piano politico, partecipando al Consiglio Nazionale, sia a livello operativo promuovendo progetti. Il ruolo delle diaspore è fondamentale: sono ponti culturali e leve di sviluppo economico dei paesi emergenti.
A livello lavorativo, le reti migratorie hanno portato ad una crescita considerevole delle imprese gestite da migranti: nel 2019 queste imprese hanno superato la soglia di 600.000, rappresentando così il 9,9% di tutte le imprese del Paese. (Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2019 di ldos e Cna). Le imprese gestite da migranti si distinguono per un forte dinamismo e una elevata flessibilità. Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDIOS, ha affermato che “La capacità degli immigrati di intercettare spazi di inserimento rimasti scoperti o senza leve di ricambio nella gestione autoctona, ha rappresentato stimoli importanti da valorizzare e sviluppare, nell’interesse dell’intera società e del nostro Paese.”
I lavoratori migranti danno all’economia italiana un apporto considerevole: 2,4 milioni di lavoratori regolari stranieri in Italia, ossia il 10,5% del totale dei lavoratori, producono un valore aggiunto pari a 131 miliardi, ben I’ 8,7% del Pii nazionale. (Fondazione Moressa). Quindi le risorse prodotte dai lavoratori regolari stranieri contribuiscono a mantenere l’equilibrio del sistema economico e pensionistico. Sostenere quindi l’imprenditorialità di migranti può offrire vantaggi significativi non solo ai migranti stessi, ma anche alle società di accoglienza e ai Paesi di origine.
Nei Paesi di accoglienza, gli immigrati portano con sé competenze ed esperienze preziose e utili per lo sviluppo economico nei Paesi di origine. Possono investire a livello finanziario nello sviluppo del settore privato dei Paesi d’origine, possono utilizzare le proprie competenze imprenditoriali per spronare l’innovazione e la crescita di settore nei Paesi di origine, e possono sfruttare le proprie reti internazionali per facilitare il commercio su tale scala.
Inoltre per gli stranieri che vivono nel nostro paese, essere inseriti in un contesto lavorativo permette loro di apprendere più velocemente la lingua, le abitudini, le regole del luogo in cui si trovano e allo stesso tempo, il lavoro permette di rafforzare la fiducia in se stessi, in cui costruire un legame con la comunità e il territorio vivono.
Alla luce di questi elementi, senza sottovalutare le difficoltà che i processi di integrazione comportano, possiamo considerare il fatto che il nostro paese in questi anni ha cambiato la visione dell’immigrazione e ha iniziato a considerarla come una opportunità piuttosto che una minaccia per il nostro territorio. Mentre la stampa e la televisione continuano a trasmettere prevalentemente storie di sbarchi e di episodi di esclusione sociale, noi vogliamo far conoscere queste realtà di integrazione e di crescita che si sono sviluppate e che hanno favorito l’incontro tra diverse culture, abbattendo così i muri della paura.
Sono arrivati in Italia scappando da guerre, carestie e povertà. Hanno chiesto asilo al nostro Paese, ma oggi sono loro ad offrire sostegno ai sedici ragazzi con disabilità intellettiva e motoria delle Fattoria Sociale Montepacini di Fermo. Armati di pala e zappa, diciotto richiedenti asilo dello Sprar e del Cas (centro di accoglienza straoridinaria) del Comune lavorano ogni giorno i 13 ettari di terra, messi a disposizione dalla cooperativa La Talea e dalla onlus La Fattoria Sociale. Una storia di amicizia e accoglienza reciproca: i migranti hanno la possibilità di dare un contributo concreto all’intera comunità e, allo stesso tempo, riscoprono il calore e la gioia di far parte di una piccola famiglia. Michele, Vanessa e gli altri ragazzi ospiti del centro sono riusciti a restituire un senso di appartenenza a chi ha lasciato per sempre la propria patria.
Dopo il terremoto che ha devastato il centro Italia, Dokita si è immediatamente attivata per avviare una raccolta fondi da destinare all’assistenza delle persone con disabilità ospitate nel centro socio-educativo e riabilitativo della Fattoria Sociale Montepacini. Grazie al denaro raccolto, la struttura ha potuto proseguire le sue attività e ad accogliere anche due giovani disabili provenienti da Visso.
“Il progetto ha l’obiettivo di inserire i richiedenti asilo, che hanno dai 18 ai 40 anni, in un percorso formativo sull’agricoltura sociale”, spiega Marco Marchetti, portavoce della Fattoria Sociale. Insieme ai ragazzi con disabilità, i migranti lavorano la terra, potano gli alberi, fanno lavori di manutenzione e si dedicano all’orto. Tra poco torneranno ad occuparsi degli animali che hanno dovuto dare via dopo che il terremoto ha distrutto i loro ricoveri. “I migranti hanno costruito una recinzione per le galline e presto inaugureremo anche uno spazio per accogliere i cavalli e somari”.
Partecipano anche a laboratori musicali, di cucina e sul cioccolato. “I richiedenti asilo cucinano spesso per noi: i risultati non sempre apprezzati da tutti, ma è momento di condivisione e di convivialità a cui nessuno vuole rinunciare”. Ma non solo. “Abbiamo creato una squadra di calcio, la Soccer Dream Montepacini. Tre ragazzi, provenienti da Gambia, Costa D’Avorio e Niger, sono diventati un punto di riferimento per tutti i nostri calciatori. La loro sensibilità permette ai nostri ragazzi con disabilità di esprimersi al meglio anche sotto il profilo sportivo. Noi non facciamo un campionato speciale per disabili, le squadre che affrontiamo sono formate da normodotati: per questo i nostri successi valgono doppio”.
Cittadini del mondo e cittadinanza italiana
In questo articolo vi proponiamo un approfondimento su un tema molto dibattuto dai media italiani negli ultimi mesi: parliamo della proposta di legge sul cosiddetto ius soli, ossia quel complesso di norme che regola l’acquisizione della cittadinanza italiana per chi nasce in Italia.
Come è facile comprendere parliamo di un argomento che divide radicalmente l’opinione pubblica e che spesso viene trattato, ci permettiamo di dire, con troppa superficialità e senza una conoscenza completa ed approfondita della questione. Perciò, nelle righe che seguono, grazie all’aiuto dell’Avv. Elio Zappone, cercheremo di chiarire i diversi aspetti dello ius soli affinchè voi sostenitori e lettori possiate farvi un’opinione più consapevole ed informata.
Difatti i risvolti giuridici sul tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana sono molto complessi. Partiamo con il dire che il nostro sistema già prevede diversi meccanismi di acquisizione della cittadinanza italiana. Vedremo a seguire quali sono e cosa avrebbe cambiato il DDL n. 2092, approvato dalla Camera dei Deputati, qualora fosse stato approvato anche al Senato. Secondo le norme in vigore oggi la cittadinanza italiana si acquista in modo automatico oppure attraverso un atto volontario.
I casi di acquisizione automatica della cittadinanza sono i seguenti:
- per filiazione. Se si è figli di padre o madre già cittadini italiani (cd. ius sanguinis);
- per adozione. Quando un minore straniero viene adottato da un cittadino italiano;
- per nascita in territorio italiano da genitori ignoti o apolidi.
L’acquisizione, o la concessione, della cittadinanza italiana avviene, invece, volontariamente (previa richiesta) in caso di:
- matrimonio con cittadino italiano, ma solo in presenza di determinate condizioni (es. 2 anni di convivenza e residenza legale in Italia successivi al matrimonio);
- naturalizzazione (residenza legale in Italia per 4 anni in caso di comunitari e per 10 anni in caso di extracomunitari, con un determinato reddito minimo e in assenza di pericolosità);
- nascita in territorio italiano da genitori stranieri se, al compimento del 18° anno, si dimostra di aver risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fin dalla nascita.
Nel 2016, in base ai dati Istat, circa 205.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana. Qualora fosse stato approvato il Ddl 2092 le modalità di acquisizione della cittadinanza sarebbero modificate introducendo tre nuove modalità, lo ius soli temperato, lo ius culturae e la naturalizzazione.
In base allo ius soli temperato, acquisterebbe la cittadinanza italiana chi è nato in Italia da genitori stranieri se almeno uno dei due genitori è un cittadino comunitario con permesso di soggiorno permanente oppure è un cittadino extracomunitario con permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (in entrambi i casi si tratta di soggetti regolarmente residenti in Italia da almeno 5 anni). La richiesta, in questo caso, deve essere presentata da un genitore entro il compimento del 18° anno di età del figlio. In questo caso non vi è discrezionalità amministrativa, vale a dire che la cittadinanza è automaticamente acquistata in presenza dei suddetti requisiti. È importante evidenziare che questa fattispecie è diversa dallo “ius soli” puro, secondo il quale chiunque nasca in un determinato Stato acquisisce automaticamente la cittadinanza di quello Stato (è il caso degli USA).
In pratica, grazie allo ius soli temperato, a differenza di quanto già in vigore, potranno potenzialmente acquistare la cittadinanza sia i minorenni stranieri nati in Italia che avrebbero comunque preso la cittadinanza italiana al compimento del 18° anno di età, sia quelli che invece non avrebbero potuto prenderla perché non hanno risieduto in Italia continuativamente e legalmente fino al compimento del 18° anno. Si tratta, secondo una stima, di circa 600.000 persone al momento dell’eventuale approvazione della legge e di circa 45.000 persone per ogni anno successivo.
In base allo “ius culturae”, invece, acquisterebbe la cittadinanza italiana, previa richiesta al comune entro il 18° anno di età fatta da un genitore, il minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del 12° anno di età e che abbia frequentato regolarmente la scuola in Italia per almeno 5 anni completando un ciclo di studio o, in alternativa, che abbia frequentato percorsi di formazione professionale almeno triennali e ha conseguito una qualifica professionale. Anche in questo caso non vi è discrezionalità amministrativa e l’acquisizione della cittadinanza è automatico in presenza dei suddetti requisiti.
In pratica, grazie allo ius culturae potranno potenzialmente acquisirla cittadinanza oltre ai minorenni stranieri nati in Italia che avrebbero comunque preso la cittadinanza italiana al compimento del 18° anno di età e a quelli che invece non avrebbero potuto prenderla perché non hanno risieduto in Italia continuativamente e legalmente fino al compimento del 18° anno, anche i minorenni stranieri entrati in Italia entro il compimento del 12° anno di età che avrebbero potuto prendere la cittadinanza soltanto dopo 10 anni di residenza e in presenza di determinati requisiti (es. requisiti reddituali).
Per quanto concerne la cittadinanza per naturalizzazione prevista dal Ddl 2092, infine, diventerebbe cittadino italiano, previa richiesta da parte dello stesso, anche lo straniero che ha fatto ingresso in Italia tra il 12° e il 18° anno di età se vi risiede legalmente da almeno sei anni e se ha completato un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale con il conseguimento di una qualifica professionale. In questo caso, sussiste la discrezionalità amministrativa e si parla, infatti, di concessione e non di acquisizione della cittadinanza.
Grazie alla nuova naturalizzazione, in pratica, potranno potenzialmente acquisire la cittadinanza i maggiorenni stranieri entrati in Italia tra il 12° e il 18° anno di età che altrimenti avrebbero potuto prendere la cittadinanza soltanto dopo 10 anni di residenza e soltanto in presenza degli altri requisiti previsti dalla legge (es. requisiti reddituali). Tra ius culturae e nuova naturalizzazione si tratta, secondo una stima fatta, di circa 178.000 persone al momento dell’approvazione della legge, e di circa 10.000 persone per ogni anno successivo.
Mani sporche
Il 2016 si apre per Dokita con interessanti novità sul fronte della progettazione in Italia. È già da diversi anni che l’associazione sta ragionando sul tipo di impegno che essa deve assumere nella società in tema di immigrazione e asilo, alla luce della propria mission basata sui valori del volontariato, della cooperazione, della solidarietà, della tolleranza, della pace e del rispetto delle diversità.
Sicuramente, il lavoro di sensibilizzazione e informazione che Dokita svolge attraverso i propri mezzi di comunicazione (in primis, con la rubrica che state leggendo) si inserisce in una visione più ampia per la quale si vuole contribuire a realizzare una società inclusiva e non esclusiva, una società aperta e attenta alle persone più fragili e vulnerabili e non chiusa su se stessa e ignorante rispetto ai drammi umanitari che la circondano e spesso la attraversano, una società certamente attenta al bene comune e alla sicurezza di tutti, nessuno escluso. Vogliamo, però, non limitare il nostro impegno a un approfondimento culturale e a uno stimolo intellettuale, ma vogliamo anche poterci sporcare le mani. Vogliamo provare, come associazione, a seguire le continue esortazioni che ci vengono da Papa Francesco che sin dall’inizio del suo pontificato (ricordiamo la prima visita pastorale sull’isola di Lampedusa nel 2013) non si stanca mai di sottolineare l’importanza di accogliere migranti e rifugiati, di chinarsi su chi è in difficoltà e di sporcarsi le mani, guardando negli occhi di coloro che chiedono giustizia.
Avevamo già dedicato questa rubrica a un approfondimento sul tema dello sfruttamento lavorativo dei migranti nell’Agro Pontino e siamo contenti di comunicarvi che dal mese di gennaio 2016, Dokita è concretamente impegnata nella realizzazione del microprogetto dal titolo IM-Formati. Conoscere per sconfiggere lo sfruttamento lavorativo dei migranti nel territorio della Provincia di Latina finanziato dal Centro Servizi per il Volontariato (CESV-SPES) nell’ambito del bando Socialmente 2. Il progetto ha come sede di realizzazione gli Sportelli Legali Immigrati di Terracina, Latina e Fondi in partenariato con l’Associazione Progetto Diritti, la Caritas Diocesana di Latina, l’Associazione Articolo Ventiquattro di Fondi e la Cooperativa PARSEC di Roma.
Obiettivo generale del progetto è quello di promuovere la tutela dei diritti sociali dei lavoratori stranieri nel territorio della Provincia di Latina. Si ritiene, infatti, che a perpetuare un sistema di sfruttamento dei lavoratori migranti basato su condizioni di irregolarità e su comportamenti discriminatori, siano principalmente: la scarsa consapevolezza dei lavoratori migranti dei propri diritti sociali e delle possibilità di tutela degli stessi, la mancanza di una rete territoriale fra servizi pubblici e privati sul tema dell’immigrazione, nonché la mancanza di conoscenza e la scarsa sensibilizzazione sul fenomeno dello sfruttamento lavorativo dei migranti da parte sia dei soggetti sociali, pubblici e privati, che della cittadinanza. Il progetto intende quindi intervenire al fine di modificare un sistema di sfruttamento ormai collaudato, agendo sia in favore dei lavoratori stessi con servizi di assistenza e consulenza legale, sia in favore dei soggetti pubblici e privati interessati al fenomeno migratorio, predisponendo una raccolta dati e un’analisi circostanziata dello sfruttamento lavorativo degli stranieri nel territorio, nonché, infine, coinvolgendo la cittadinanza e le autorità locali attraverso momenti pubblici di approfondimento, scambio e dibattito. Il progetto, nello specifico, si articolerà su tre azioni:
- Consulenza legale gratuita per n. 50 immigrati. Per garantire la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri vittime di sfruttamento, si intende favorire la fruizione di servizi di consulenza legale gratuita, di accompagnamento e di assistenza legale.
- Raccolta dati e realizzazione di un report. Approfondiremo, attraverso la compilazione di questionari somministrati a ca. 50 immigrati, la conoscenza quali-quantitativa del fenomeno dello sfruttamento lavorativo dei migranti per produrre un report descrittivo del fenomeno e sensibilizzare la cittadinanza.
- Sensibilizzazione e diffusione risultati. Coinvolgeremo le autorità locali, le associazioni e la cittadinanza in una conferenza finale di approfondimento e dibattito sul tema dello sfruttamento lavorativo dei migranti al fine di creare consapevolezza e contribuire, così, a costruire le condizioni per una maggiore integrazione sociale ed economica dei lavoratori stranieri. Nel corso della conferenza saranno diffusi i dati raccolti nel report descrittivo prodotto.
Concludiamo questa rubrica con una ulteriore riflessione sull’invito a “sporcarsi le mani”. Il Giubileo, come ci ricorda Papa Francesco, ci regala un tempo di grazia, in cui guardare a “quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito a causa dell’indifferenza”, e riscoprire l’attualità delle opere di misericordia così da costruire nuove strade e aprire nuove “porte” di giustizia e di solidarietà, vincendo “la barriera dell’indifferenza”. Dokita si sente in questo chiamata ad agire e intende iniziare a riflettere nel medio periodo su percorsi innovativi e positivi di accoglienza ai migranti richiedenti protezione internazionale nelle realtà territoriali in cui è attiva, mettendo a servizio di questa emergenza nazionale la propria esperienza nell’accoglienza e nel servizio agli ultimi, le proprie competenze tecniche nella progettazione sociale e, non ultimo, i propri valori.