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SIERRA LEONE, NUOVO CASO DI EBOLA

Magliette e altro materiale utilizzati per le campagne di sensibilizzazione in Sierra Leone

Poche ore dopo l’annuncio con cui l’Organizzazione mondiale della sanità aveva decretato la fine dell’epidemia di ebola in Africa occidentale, in Sierra Leone c’è stato un nuovo decesso. La conferma è stata data dal portavoce dell’organismo di controllo di Freetown: la donna deceduta è risultata positiva al virus. La morte di una giovane in un villaggio del nord risale ad alcuni giorni fa, ma la notizia è diventata di pubblico dominio soltanto ora. La Sierra Leone era stata dichiarata “libera dall’ebola” il 7 novembre scorso, mentre soltanto ieri, oltre due anni dopo il primo caso, l’Oms aveva certificato la fine del contagio in Liberia e di conseguenza nell’intera regione. Ma il nuovo caso rimette tutto in discussione.*

Dokita è presente in Sierra Leone dal 2013 e dalla fine del 2014 è attiva con un intervento di risposta all’emergenza ebola finalizzato a potenziare le strutture sanitarie locali e a svolgere attività di informazione e sensibilizzzazione della popolazione locale.

Alla luce di questo nuovo caso è sempre più evidente quanto le campagne informative siano importanti in questo momento in cui la sconfitta del virus dipende principalmente dall’adozione di comportamenti corretti di prevenzione.

Per questo Dokita continua a portare avanti attività di ascolto e informazione della popolazione. Clicca qui per conoscere di più sul progetto in corso.

 

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CONGRATULAZIONI A MARIO GIRO, NUOVO VICEMINITRO CON DELEGA ALLA COOPERAZIONE

Dokita onlus  si congratula con Mario Giro, nuovo Viceministro della cooperazione internazionale. Con la sua nomina il Ministro Gentiloni ha completato la squadra della Farnesina per affrontare le sfide dell’Agenda per lo sviluppo verso il 2030.

Una scelta nel nome della competenza e forte sensibilità politica, che Mario Giro ha dimostrato In questo ultimo anno da sottosegretario agli esteri, esercitando le deleghe sull’America Latina, l’Africa SADC e sulla promozione della lingua e cultura italiana, e precedentemente quando nel 2012 è stato Consigliere del Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi.
Il nuovo Vice Ministro ha lavorato e conosce a fondo il mondo non governativo italiano e siamo sicuri sarà attento a valorizzare il patrimonio di relazioni che la società civile italiana ha creato con i paesi del cosiddetto sud del mondo.
Nell’augurare al Viceministro Giro e al sottosegretario Amendola un incarico lungo e pieno di successi e soddisfazioni per l’Italia, nell’augurare al Viceministro Giro un incarico lungo e pieno di successi e soddisfazioni per l’Italia, Dokita si unisce all’AOI nella richiesta della piena valorizzazione del Consiglio Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, istituito dalla L.125/2014, nella definizione delle linee strategiche per un’Agenda italiana sostenibile ed efficace verso il 2030.

BAMENDA – INAUGURATO IL NUOVO POZZO DI ACQUA SORGIVA

A Bamenda, capoluogo della provincia Nord-Ovest del Camerun, è stato realizzato e recentemente inaugurato un nuovo pozzo di acqua sorgiva.  Il pozzo, la cui realizzazione è stata resa possibile grazie ad un finanziamento della Caritas Italiana,  è profondo 30 metri e alla sua sommità è stata istallata una pompa, in modo tale da avere un apporto sufficiente e continuo di acqua sorgiva. 

Finalmente, grazie al pozzo, gli abitanti della città di Bamenda potranno beneficiare di un facile accesso all’acqua potabile. Ciò permetterà di ridurre i rischi legati all’utilizzo di acqua piovana, di ruscelli o si fossi d’acqua non potabile, riducendo altresì le distanze percorse dai ragazzi della comunità per l’approvvigionamento d’acqua.

Infatti, uno dei problemi più gravi, a cui doveva far fronte la popolazione, era proprio l’approvvigionamento di acqua potabile.  Essendo ben poche le case collegate alla rete idrica pubblica, durante la stagione delle piogge, i più raccoglievano l’acqua piovana dai tetti. Invece, durante la stagione secca, che va da ottobre a marzo, il problema dell’acqua diventava drammatico. Nei dintorni non esistevano pozzi pubblici per la distribuzione dell’acqua e la comunità non aveva le capacità di provvedere a tale servizio per se stessa. In genere erano i ragazzi e le ragazze anche molo piccoli che, con secchi d’acqua sulla testa, si allontanavano dalla casa perfino per chilometri per cercare un ruscello o un fosso d’acqua. Spesso l’acqua che trovavano non era potabile e ciò era la causa di frequenti malattie intestinali.

La realizzazione del pozzo ha effettivamente migliorato il livello di accesso all’acqua della popolazione della città e ridotto i rischi socio-sanitari derivanti da un difficile approvvigionamento.

 

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LA STORIA DI HOPE, BAMBINO “STREGONE”

Hope insieme alla cooperante che gli ha salvato la vita

Da qualche giorno girano sui Social Media delle immagini toccanti, che parlano da sole. Ci raccontano in silenzio una storia straziante, quella del piccolo Hope. La storia di Hope, (dall’inglese “Speranza”), ci arriva dal sud della Nigeria, nello Stato di Akwa Ibom, cittadina di Uyo.

Hope, girovagava da circa 8 mesi nel villaggio, nudo, denutrito, in fin di vita, sopravvivendo come poteva, rovistando fra gli scarti gettati in strada dai passanti. Fortunatamente, il bimbo è stato notato da una cooperante, che non ha esitato nel prenderlo in braccio e a portarlo presso l’ospedale più vicino, dove ha subito ricevuto le cure necessarie per eliminare i vermi che gli stavano mangiando lo stomaco, e un ciclo di trasfusioni per riportare nella norma i parametri vitali.

Di Hope si sa poco o nulla. La sua età, di circa 2 anni, è stata stimata dai medici che lo stanno curando, e il nome gli è stato attribuito dalla stessa cooperante al momento del ritrovamento. “Speranza” come auspicio che possa portare a questo bimbo tutte le gioie che la vita, almeno fino ad oggi, gli ha negato.

La volontaria rende noto che “Ora le sue condizioni sono stabili e continuano a migliorare, infatti, ha ripreso a mangiare e la cura sta avendo i risultati sperati. Oggi è un bambino forte e ci sorride. Non so proprio come descriverlo a parole. Questo è ciò che rende la vita così bella e preziosa, e quindi lascerò che le immagini parlino da sole”.  Due giorni dopo aver chiesto aiuto per le spese mediche di Hope, la cooperante ha ricevuto 1 milione di dollari in donazioni da tutto il mondo.

Hope è stato abbandonato dalla sua famiglia perché considerato “Ndoki”, un bambino stregone.  In alcuni Paesi dell’Africa occidentale, come la Nigeria, Somalia, Sudan e Congo, la credenza nell’esistenza della magia nera è ancora molto forte.  I bambini, dopo esser stati etichettati come stregoni, subiscono delle violenze inimmaginabili ed inaudite. Esorcismi, prigionia, fame forzata, pozioni “magiche”  fino ad arrivare all’abbandono o addirittura all’uccisione degli stessi da parte dei membri della comunità.

In Nigeria si stima che ogni anno siano circa 15mila i bambini abbandonati per questa ragione. In Congo si arriva a 25mila. 

Dokita onlus, in collaborazione con l’associazione locale “OSPEOR”, lavora da oltre venticinque anni per aiutare i bambini di strada nell’area urbana di Kinshasa. Ogni mese si stima  che 650 bambini finiscono in strada, molti con l’accusa di stregoneria. I bambini, una volta tolti dalla strada, vengono accolti ed inseriti in un programma di recupero. Il programma prevede un’assistenza sanitaria, un’assistenza alimentare e la possibilità di ricevereun’istruzione scolastica.  Attualmente il progetto dà sostegno a 148 bambini di strada o orfani bambini/ragazzi (30 interni e 118 esterni). Clicca qui per sapere di più sul progetto.

 

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“ACCORCIAMO LE DISTANZE” CON IL SOSTEGNO A DISTANZA

Ieri, mercoledì 13 aprile, si è svolto a Napoli il Convegno “Il Sostegno a Distanza nella Cooperazione tra i Popoli del Mediterraneo”, evento conclusivo del progetto “Reti di sostegno a distanza costruiscono comunità solidali che rigenerano welfare”. L’evento è stato promosso dalla rete nazionale Forumsad Onlus (coordinamento di associazioni che operano a favore del Sostegno a Distanza), di cui Dokita fa parte.

Tra i tanti relatori, sono intervenuti, Mario Giro, Viceministro MAECI con delega alla cooperazione internazionale e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Al centro del dibattito, lo strumento del SaD – Sostegno a Distanza – espressione di una solidarietà internazionale che unisce chi sostiene e chi è sostenuto, in un legame reciproco che genera benessere comune.

Una bellissima giornata di condivisone di buone pratiche, di quanto è stato fatto ma sopratutto di quanto ancora si deve fare, in vista di una società al tempo stesso globale e locale, più equa e solidale.

FILIPPINE. GRANDE PARTECIPAZIONE ALLE GIORNATE DI SIMULAZIONE DEL RISCHIO CATASTROFE AMBIENTALE

 

Il 16 e il 17 aprile rispettivamente a Banahao e a Bagua, nel  municipio di Guiuan, nelle Filippine, si sono svolte due giornate di simulazione del rischio di catastrofe ambientale,a  conclusione del corso di formazione teorico-pratico specifico sulla prevenzione e riduzione del rischio.

Alla simulazione hanno partecipato tutti i membri delle comunità, dai bambini agli anziani, in un clima sereno e gioioso, senza però dimenticare l’importanza di assimilare delle regole ben precise da poter successivamente mettere in pratica nei momenti di emergenza. Tra i tanti, alla simulazione, hanno partecipato Alfonso Cilento, Coordinatore dell’Ufficio Progetti di Dokita e Davide Bonechi, responsabile dei progetti di Cooperazione di Dokita nelle Filippine.  

Le attività svolte fanno parte del Progetto che Dokita sta portando avanti, anche grazie al contributo della Cooperazione Italiana allo Sviluppo, allo scopo di contribuire alla riduzione della vulnerabilità in caso di disastri naturali delle comunità di Bagua e Banahao.

Per tale ragione, si stanno coinvolgendo tutti gli abitanti delle due comunità in corsi di formazione e giornate di simulazione, al fine di preparare la popolazione a rispondere con prontezza a future catastrofi ambientali. Inoltre, il Progetto si sta occupando anche dell’aumento della resilienza delle infrastrutture. A tale scopo sarà riabilitata una scuola a Bagua, resa inagibile dal passaggio del Tifone Hayan e si sta portando a termine lacostruzione di un Centro polifunzionale a Banahao che fungerà da scuola e da centro di evacuazione, nelle situazioni di emergenza.

Sono ormai più di due anni che Dokita è impegnata in prima linea nelle Filippine, per offrire un sostegno integrale alla popolazione locale, già colpita dal tifone Hayian nel novembre del 2013, garantendo cure, cibo, accoglienza, e strumenti per rilanciare le attività produttive locali. Clicca qui per sapere di più sul progetto.

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CONTINUA L’IMPEGNO VERSO L’ACCOGLIENZA DI MIGRANTI E RIFUGIATI

Dokita ha compiuto un altro passo nel suo impegno verso l’accoglienza di migranti e rifugiati. Dopo l’entrata della nostra associazione nella Rete Scuolemigranti, Dokita ha firmato un protocollo di collaborazione con il Centro Provinciale di Istruzione per Adulti di Formia, competente anche sul territorio di Terracina.

Un’ulteriore opportunità per gli stranieri che partecipano ai nostri corsi gratuiti di italiano, che al termine del corso potranno ricevere un’attestazione del livello di conoscenza della lingua italiana riconosciuta dal Ministero dell’Interno e necessaria per l’ottenimento del permesso di soggiorno di lungo periodo (“carta di soggiorno”).

Inoltre, il 20 aprile Dokita ha partecipato ad un incontro sul tema “Scuole aperte al territorio. Pratiche di inclusione di studenti e genitori stranieri”, in cui è emersa la necessità di creare un coordinamento forte tra scuole, associazioni di volontariato ed enti pubblici che porti alla creazione di un sistema di pratiche condivise e scambio in grado diaffrontare con efficacia i principali problemi delle seconde generazioni migranti:l’ostacolo linguistico e la socialità dei bambini fuori e dentro la scuola.

Accogliere chi vive in uno stato di necessità e dolore è un dono e noi vogliamo custodirlo al meglio, offrendo il massimo della qualità e della competenza nei servizi che eroghiamo.

DOKITA E LA CFIC INSIEME PER I BAMBINI DELLA NIGERIA

 

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Lagos (Nigeria): la struttura già a disposizione per essere adeguata ad accogliere la scuola materna

Quando parliamo delle “sette sorelle” ci riferiamo ad altrettante multinazionali del petrolio che dominano la scena mondiale dell’energia. In ambito cristiano sono conosciute le “sette chiese” che nel libro biblico dell’ Apocalisse sono destinatarie di lettere audaci che non lasciano spazio a tiepide interpretazioni.

Raccontiamo qui, invece, il caso di sette-chiese-sorelle che il 15 maggio il vescovo Lauro Tisi  proclamerà “unità pastorale”: sono le parrocchie di Cles, Tassullo, Tuenno, Nanno, Pavillo, Rallo e Mechel.

Si tratta di una rivoluzione pastorale che, in tempi di profondi cambiamenti a tutti i livelli, non suscita poi tanto scalpore. Del resto, tre di quei comuni, effettuata la fusione, in questi giorni votano per un unico sindaco. Ogni passaggio, anche sul piano ecclesiale, esige scelte forti che segnano la strada e dei gesti che generano una visione comune. Proprio con l’avvio ufficiale della nuova unità pastorale le sette-chiese-sorelle hanno unito i loro sforzi a favore di una nuova parrocchia di Lagos (Nigeria), città che oggi ha venti milioni di abitanti, ma che saranno il doppio nel 2050. Serve poco sforzo per immaginare i problemi urbanistici, sociali, educativi e sanitari di una metropoli del genere.

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Fratel Ruggero con due ragazze della parrocchia, orfane, con nel cuore il desiderio di un futuro buono per la loro vita

Visitando la  parrocchia pochi mesi fa, ho constatato le sfide che stanno davanti ad una comunità che muove i primi passi in un quartiere periferico, abitato da immigrati provenienti da altre regioni del più popoloso paese africano. Il quale, si sa, attraversa una grave crisi sia per la presenza degli islamisti di Boko Haram che nel nord terrorizzano i villaggi sia per il venir meno, a sud, dei profitti dal principale settore produttivo, il petrolio. Come abbiamo ormai imparato, se l’emigrazione interna non produce gli attesi benefici, il passo verso l’emigrazione in Europa è breve. In una simile situazione si deve fare quanto proclamano in tanti, ma forse fanno in pochi: realizzare sul posto opere capaci di aggregare le persone e generare sviluppo, anche con l’obiettivo di limitare questo crescente esodo. Che per molte ragazze è addirittura una vera e propria tratta. Facendo tesoro della storia pastorale trentina – le parrocchie in tempo di crisi e di emigrazione promossero gli “asili infantili” – abbiamo dato la nostra disponibilità alla parrocchia di Lagos per sostenere l’istituzione di una scuola materna vicino alla chiesa.Col doppio effetto di aiutare i bambini e di affiancare le famiglie in una fase così delicata della loro vita.

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La chiesa parrocchiale dedicata a Nostra Signora della Misericordia a Lagos

Il Consiglio Pastorale, facendosi portavoce dell’intera “Unità pastorale Santo Spirito” (dal nome dell’antico lago lambito dai confini delle parrocchie nonese) ha manifestato la volontà di appoggiare l’iniziativa, primo gesto di carità di una comunità cristiana che vuole così “benedire” il futuro cammino insieme. Nell’anno del Giubileo della Misericordia quest’opera rappresenta una risposta all’invito di papa Francesco a lasciare un segno che rimanga come testimonianza. Anche se non sarà in Val di Non, esso resterà in Nigeria nella parrocchia dedicata proprio a “Nostra Signora Madre di Misericordia” a perenne memoria di una fraternità che non ha confini.

La realizzazione sarà resa possibile da un’azione congiunta con l’organizzazione Dokita, già presente in Nigeria a fianco della Congregazione di Padre Monti che ha la cura pastorale della parrocchia africana, con particolare attenzione per i malati e i ragazzi più bisognosi.