Africa

Emergenza grano: Un problema globale

La guerra in Ucraina, le sanzioni contro la Russia e gli effetti ancora presenti della pandemia hanno fatto schizzare così in alto i prezzi del grano, che diversi Paesi africani hanno cercato alternative, eliminando quasi completamente il grano dalla loro dieta.

Dice un proverbio africano che quando due elefanti lottano è l’erba a soffrire. Questo proverbio trova conferma in questa drammatica situazione mondiale visto che gli effetti della crisi in Ucraina si stanno facendo sentire pesantemente in Africa, dove decine di milioni di poveri tornano a convivere con l’incubo di una carestia.

In diversi paesi dell’Africa, le vendite di legumi e riso stanno crescendo, mentre quelle del grano continuano a scendere vista l’impennata dei prezzi. I produttori stanno utilizzando alternative più economiche per la panificazione, i dolci e la pasta. Così al posto del grano si sta usando il riso locale, la farina di manioca e il sorgo.

Nella Repubblica Democratica del Congo, il governo ha approvato un programma che sostiene la produzione di farina di manioca per fare pane e dolci. Questo potrebbe aiutare il Paese a ridurre la sua dipendenza dal grano importato, che costa circa 85 milioni di dollari all’anno.

Il Camerun importa circa 1 milione di tonnellate di grano all’anno, collocandosi tra i primi acquirenti dell’Africa subsahariana. In risposta all’emergenza, la maggior parte delle aziende alimentari hanno incrementato la produzione di patate.

Insomma, a fronte degli effetti di un conflitto che si continua a combattere in Europa, ma che ha avuto riflessi in tutto il mondo, l’Africa ha cercato di trovare delle soluzioni. Ma ci vorrà tempo, la situazione è difficilissima. Non dimentichiamo, infatti, che tutto ciò sta accadendo in un’area geografica in cui oltre il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Secondo uno studio della Banca africana di sviluppo (AFDB), il continente africano perderà fino a 11 miliardi di dollari di cibo a causa del conflitto in Europa occidentale.

L’insicurezza alimentare ha raggiunto livelli drammatici soprattutto nella parte centro orientale del continente, dove, 20 milioni di persone si trovano ad affrontare un’emergenza destinata ad aggravarsi. L’area sta sperimentando una delle peggiori siccità degli ultimi decenni: quattro le stagioni consecutive di piogge mancate. I raccolti sono stati decimati e questo ha portato a due gravi conseguenze: una forte moria di capi di bestiame, principale fonte di sostentamento delle famiglie, e l’inasprimento dei conflitti tra villaggi.

Per molti esperti, l’unica soluzione possibile è il ritorno all’agricoltura locale.

Entro fine anno, 41 Paesi africani su 54 vedranno le proprie valute e il potere d’acquisto deprezzati a causa di una dinamica inflattiva che penalizzerà la ripresa di economie fragili e già sfibrate dalla pandemia. Ma la congiuntura sfavorevole potrebbe anche accelerare le riforme auspicate da tempo, spingendo i leader africani a imboccare con decisione la strada di uno sviluppo più inclusivo, stabile, sostenibile.

Non sarà facile ma sta anche ai paesi più ricchi e a tutti noi di supportare tali processi di sviluppo. Dokita, nel suo piccolo, da decenni promuove lo sviluppo in tali contesti, proprio nell’ottica di una sostenibilità e autonomia futura dei paesi dove opera.

Aggiornamenti

È proprio di queste ore la notizia dell’accordo saltato tra Russia-Ucraina per l’esportazione del grano. Questo comporterà un ulteriore aumento dei prezzi. La Russia, non prorogando l’accordo che era stato trovato alcuni mesi fa, ha bloccato nuovamente l’esportazione del grano ucraino. In Italia non dovremmo avere troppi problemi, la vera crisi la affronteranno i Paesi più poveri che, come detto, sono fortemente dipendenti dalle esportazioni dell’Europa dell’Est.