Il giornalista Gabriele Del Grande è libero. Dopo una detenzione in Turchia, questa mattina ha fatto ritorno in Italia. Dokita condivide la gioia della famiglia e esprime il suo sollievo per come si è conclusa la vicenda: ogni limite alla libertà di informazione e di espressione rappresenta una grave violazione alla libertà di tutti.
L’arresto
Del Grande, 35 anni, originario di Lucca, il 9 aprile è fermato in Turchia nella provincia sud-orientale di Hatay, al confine con la Siria: secondo le autorità non ha il permesso stampa per svolgere la sua attività giornalistica. Il suo obiettivo era quello di raccogliere materiale per scrivere “Un partigiano mi disse”, un libro sui profughi siriani finanziato direttamente dai lettori attraverso il crowdfunding.
La detenzione
Detenuto in un centro di espulsione, Del Grande non ha la possibilità di parlare con un avvocato né è informato sui motivi del fermo. Solo il 18 aprile riesce a chiamare casa e in segno di protesta inizia uno sciopero della fame e della sete. La Farnesina annuncia l’invio del console italiano a Mugla.
La mobilitazione
Le istituzioni italiane chiedono immediatamente il rilascio di Del Grande e il 21 aprile il giornalista incontra il console italiano a Smirne Luigi Iannuzzi e il suo legale turco Taner Kilic. Intanto in Italia si moltiplicano gli appelli e le manifestazioni per la sua liberazione.
Il rilascio
Ad annunciare il suo rilascio è stato il ministro degli Esteri Angelino Alfano in tweet. Gabriele è arrivato questa mattina all’aeroporto di Bologna. “Sono stato vittima di una violenza istituzionale. Quello che mi è successo è illegale, un giornalista privato della libertà mentre sta svolgendo un lavoro in un Paese amico. Un pensiero caro a tutti i detenuti e ai giornalisti che in Turchia e in altri Paesi sono in condizioni peggiori della mia. Ora vado a mangiare, dopo sette giorni di sciopero della fame ne ho bisogno”, ha detto appena sceso dall’aereo ai giornalisti. “Ancora non ho capito perché sono stato fermato. Ci tengo a dirlo che non mi è stato torto un capello e nessuno mi ha mai mancato di rispetto. Sono stato fermato da agenti in borghese. Ho saputo che sarei stato liberato stanotte”.
Chi è Del Grande
Oltre ad essere un giornalista, è anche il fondatore del blog Fortress Europe, che dal 2006 raccoglie e cataloga tutti gli eventi riguardanti le morti e i naufragi dei migranti nel Mediterraneo. È la principale attività di monitoraggio del fenomeno su scala europea. Del Grande è anche il regista di “Io sto con la sposa”, docufilm del 2014 finanziato dal basso, sulla vera vicenda di un gruppo di profughi siriani accompagnati in Svezia.
Fin dal primo giorno dell’arresto, Dokita ha seguito la vicenda di Del Grande con apprensione. Negli ultimi anni, infatti, Dokita ha aumentato il suo impegno per difendere i diritti umani dei migranti, tema caro a Del Grande, e delle persone detenute: nel 2015 ha avviato un progetto per migliorare le condizioni di vita dei carcerati nel Penitenziario Maschile di Tegucigalpa in Honduras. attraverso la ristrutturazione edile e la formazione professionale. A Latina, invece, nel 2016 ha promosso la tutela dei lavoratori stranieri con il progetto IM-Formati, finanziato dal Centro Servizi per il Volontariato (CESV-SPES), in cui veniva offerta assistenza legale gratuita a 50 migranti.